
A cura di
Pietro Lorenzelli e Alberto Veca
Editore
Galleria Lorenzelli – Bergamo
Anno di Pubblicazione
1985
- Introduzione
- Forma vera
- Ragguagli per una sintesi
- Europa-Italia
- Un pregiudizio per l’Italia
- Fonti dirette e indirette
- Illusione e programma
- Dalla miniatura all’illustrazione
- Decorazione e autonomia
- Quadreria e qualità
- La scena vuota
- A proposito di letteratura
- L’universo come elenco
- Il modello e lo specchio
- Attribuzione e corpus
- Tra Manierismo e Barocco
- Tra Naturalismo e Concetto
- Alcune storie
- Sulla situazione romana
- Gli sviluppi
- Sulla composizione di fiori: un aggiustamento
- I “maestri” del vaso a grottesche
- Giacomo Recco
- Una questione di sigle: Francesco Guerrieri e F.G.
- Fede Galizia e Panfilo Nuvolone
- Una vanitas per Napoli
- Genere e temi
- Interventi
Ingvar Bergstròm, Ferdinando Bologna, Ernst H. Gombrich, Mina Grcgori, Maurizio Marini, Marco Rosei, Sam Segai, Giovanni Testori, Federico Zeri. - Riferimenti Bibliografici e fonti iconografiche
- Elenco delle opere esposte
«Contributi a una storia della natura morta italiana»: questo l’esplicito sottotitolo che si è voluto dare per sintetizzare la fisionomia del presente lavoro. Non quindi una storia organica, probabilmente prematura per lo stadio a tutt’oggi delle conoscenze sull’argomento, o almeno per le forze a disposizione nella circostanza, quanto alcuni spunti riferibili alla letteratura sull’arte del tardo Manierismo e alla possibilità di pubblicare, e spesso di mettere in mostra, dipinti inediti o scarsamente documentati o esposti, che senza dubbio aumentano in modo non disprezzabile il corpus delle nature morte riferibili all’Italia. Terreno difficile comunque, anche controverso.
Come sovente capita quando la gestione di una iniziativa è a più mani, in continuo e reciproco scambio di ipotesi e di giudizi, la scelta della veste editoriale, dal titolo all’immagine per la copertina o per il manifesto, conosce andamenti altalenanti, con proposte considerate inizialmente azzardate, subito abbandonate e poi riprese, spesso giudicate in modo diametralmente opposto in un tempo risibilmente vicino, fino a una conclusione, da ricercare a volte fra le soluzioni già vagliate.
Se quanto descritto può essere accaduto per il titolo della mostra, ma questo verrà successivamente discusso, la scelta della copertina del volume ha conosciuto un tempo decisionale, di definizione del «taglio» da operare, estremamente veloce e una concorde unanimità: prepotenza e eleganza di disegno della quinta architettonica, emergenza e plasticità del fiore appoggiato sul piano, il cui gambo penetra in una oscurità del fondo che risulterà, a una lettura completa dell’immagine, misterioso.
Per un ragionamento sull’esordio della natura morta il documento, integro o anche mutilato per esigenze impaginative, è sembrato pertinente e affascinante; ma il terreno della conoscenza della pittura di genere, soprattutto nell’area italiana, è costellato di dubbi attributivi, di spostamenti geografici anche considerevoli, una volta considerate comunque le distanze chilometriche più che una indiscutibile koiné che in particolare il mondo della natura morta, ma in generale tutte le arti, conoscono, almeno quando entrano in contatto, direttamente o indirettamente, con la nostra penisola.
Ecco allora l’immagine scelta come copertina di una rassegna di «nature morte italiane» rivelarsi, almeno per il censimento di pareri a cui è stata sottoposta e che costituisce la parte finale del presente lavoro, con tutta probabilità opera di un maestro spagnolo, e quindi immediatamente estranea ai confini entro cui si è voluto in questa occasione discutere.
Nonostante questo si è mantenuta l’immagine scelta come etichetta di una contingenza italiana in quanto paradossale segnale della «forma vera» che, alle soglie del XVII secolo, in modo certamente diverso fra un’area mediterranea (Italia e Spagna) e un’area nordica (Olanda, Fiandre e Germania) il soggetto inanimato discute e realizza; oltreché evidentemente alla disarmante constatazione di aver davanti una figura a tutti gli effetti anomala, fuori dagli schemi conosciuti.
Un probabile errore, ma anche un incontro entusiasmante, almeno per quanti hanno vissuto e contribuito al prender corpo della presente iniziativa.
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