
A cura di
Jacopo Lorenzelli, Alberto Veca
Prefazione
Sybille Ebert-Schifferer
Editore
Galleria Lorenzelli – Bergamo
Anno di Pubblicazione
2009
- Copertina
- Indice
- Prefazione
Sybille Ebert-Schifferer - Sulla fisionomia della ricerca
Sul metodo
Temi e problemi - Per la pittura “minore”
Sul soggetto di genere
Una svolta
Frutti e fiori a confronto
Una precisazione
Una enciclopedia e un anticipo
Ritratto del naturale
Tra percezione e conoscenza
Impaginare il mondo
Primati e contatti
Sul simbolico
Criteri impaginativi
Architettura
Disseminazione
Nuove scene
Ambienti - Ritratti del cibo
Come un preambolo
Ricognizione sul tema
Fisionomia del ritaglio
Sulla singolarità del soggetto
Naturale e artificio
L’indagine scientifica
I beni della terra
Primo e secondo piano
La parabola del cibo
Il lavoro nei campi
Il mercato e la bottega
In cucina
Il cibo in posa
In Spagna
Cucine riformate
Frutta e ortaggi
Cucine napoletane
Architetture di volatili e pesci
Ottica e dramma
Il cibo disposto
La colazione
Tavole imbandite
Una tipologia del banchetto
Dell’ospitalità
Cene interrotte
Parabola in chiusura - Oneste bugie
Dalla mimesi al miraggio
Attori in gioco
Il quadro e la finestra
Mimesi e inganno
Oggi come ieri
Animali, uomini, professori
L’inganno apprezzato
Quasi un autoritratto - Per la natura morta oltremontana
Orbis Sansualium Pictus
L’ambito ritagliato
Produzione, mercato, genere
Le pareti illustrate
Vecchio e nuovo
Pregiudizi e avanzamenti
Scambio e realismo
Scienza e simbolo
La mescolanza degli stili
Accertamenti sulla verosomiglianza
L’impianto e l’ambiente
Intorno alla scena
Figure sul piano
La percezione e il tempo - Per la natura morta in Italia
Sentire la natura
Alle origini
Un pregiudizio per l’Italia
Fonti dirette e indirette
Illusione e programma
Dalla miniatura all’illustrazione
Decorazione e autonomia
Quadreria e qualità
La scena vuota
A proposito di letteratura
L’universo come elenco
Il modello e lo specchio
Attribuzione e corpus
Tra Manierismo e Barocco
Tra Naturalismo e concetto - Atlante Iconografico
Per le nostre conoscenze sulla natura morta italiana, Alberto Veca è da
decenni un pioniere per molti versi. Quando, nel 1952, la mostra e il catalogo
di Charles Sterling La nature morte de VAntiquitè à nos jours, seguiti
da una edizione in forma di libro nel 1959 che provocò come recensione il
fondamentale saggio di Ernst H. Gombrich sulla natura morta nell’arte europea,
scatenarono una voga di ricerca su un genere fino ad allora considerato
“minore”, anche la storia dell’arte italiana si mise con nuova attenzione
a scoprire i suoi maestri del genere. La necessità di estrarre dall’oblio opere,
nomi e biografie portò a un puntuale lavoro filologico che permise, nel
1962, a Giuseppe De Logu di tentare una prima panoramica della natura
morta italiana, in contemporanea, tra l’altro, con lo stesso fondamentale
tentativo di Michel Faré per la natura morta francese.
Seguì, due anni dopo, una mostra itinerante sulla natura morta italiana curata
da Stefano Bottari che ne portò la conoscenza anche oltralpe. Studiosi
stranieri, finora attenti alla natura morta fiamminga e olandese, cominciarono
a interessarsi della materia, sicché la natura morta italiana fu inserita a
pieno diritto nel quadro europeo per il volume Natura in posa curato da un
gruppo internazionale di studiosi nel 1977. La stessa ampiezza di sguardo
caratterizzò la leggendaria mostra Stilleben in Europa di Miinster e Baden-
Baden nel 1978/79, con un concetto innovativo in quanto applicava
all’insieme della produzione europea del genere la specializzazione per temi
che ne condizionò la produzione in Olanda, sottoponendoli a una estesa
interpretazione iconologia ed esaminandone il ruolo sociale-ricettivo ed economico…
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